ALGHERO - Aveva dichiarato pubblicamente la sua voglia di tornare al calore familiare dopo mesi di ricovero in ospedale, attraverso la piazza telematica di Alguer.it. Giovanni Nuvoli, l’algherese di 52 anni affetto da Sclerosi laterale amiotrofica, poi si era rivolto direttamente al presidente della repubblica Giorgio Napolitano chiedendo di autorizzare la sospensione delle cure: «Basta farmaci», la frase composta volgendo lo sguardo verso le lettere scritte su una lavagnetta, unica amica cui Giovanni non rinuncerebbe mai. Unico e indispensabile strumento per godere ancora di quel contatto con il mondo esterno attraverso la parola, che ha sostituito le corde vocali dell’uomo, un ex arbitro di calcio, costretto a letto, per la grave malattia che lo accompagna da sette anni. Ora un’altra disperata richiesta di aiuto inviata, attraverso la moglie Maddalena, alla procura della Repubblica, alla direzione generale dell’Asl, al primario di rianimazione, al Consiglio regionale e a tutti gliorgani d’informazione. «Sono ancora vivo, ma si può chiamare vita questa mia permanenza in un involucro che non assomiglia e non riconosco più come il mio corpo, alimentato, evacuato e ossigenato attraverso macchine che mi sono altrettanto estranee. Per questo rivolgo un appello a ogni medico anestesista italiano onesto e coraggioso di intervenire fattivamente nella mia situazione, così come ha fatto il dottor Mario Riccio nei riguardi di Piergiorgio Welby».
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