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M. P. 17 gennaio 2014
Intervista a Massimo Mulas capolista Upc
Massimo Mulas 42 anni, consigliere regionale uscente, si ricandida alle prossime elezioni regionali come capolista dell’Unione Popolare Cristiana. Giovane schivo, ex responsabile di cantiere, ha deciso di riproporsi perché amici e conoscenti gli hanno chiesto di continuare il lavoro fatto fino ad ora.


PORTO TORRES - Mulas, quali sono le ragioni che l’hanno spinta a candidarsi al Consiglio regionale della Sardegna?
«La ragione principale è la stessa per la quale mi sono candidato 5 anni fà, il piacere e l’amore per la politica, e per fare qualcosa per gli altri, una frase fatta che tanti dicono, ma che alcuni nella vita sono riusciti a fare e io credo di essere tra quelli. Quando decisi di candidarmi allora, dichiarai che sarei stato un politico diverso, sedendo spesso in seconda fila, e questo fa sì che nel gioco della politica tu venga visto non come un nemico, ma come un concorrente che vuole contribuire a fare qualcosa. Il senso di responsabilità è la cosa che mi ha spinto a ripropormi per completare il lavoro già iniziato e ancora non completato, poiché questi sono stati anni difficili, e per uno come me che viene dal cantiere assumere un ruolo completamente diverso non è stato facile. La mia esperienza parte da lontano, ho iniziato a fare politica all’età di 15 anni, a 17 sono stato segretario del movimento giovanile, non sono nuovo nel mondo della politica ma lo sono rispetto ad alcuni ruoli. Cinque anni fa dissi ai miei elettori, che non si sarebbero mai dovuti vergognare e preoccupare di come avrei svolto il mio ruolo e con i fatti credo di averlo dimostrato. Ho saputo dire no alle cose troppo semplici, il no che possono avvantaggiare una città a discapito di un’altra. Perché il consigliere regionale non è un consigliere comunale, ma è consigliere dell’intera Sardegna e deve tutelare gli interessi di tutta la Sardegna, non esclusivamente della città da dove proviene».

Come giudica la candidatura di Francesco Pigliaru?
«Mi affascina molto, perché dal punto di vista mediatico, non rappresenta il «modello» di politico che siamo abituati a vedere. Noi vogliamo il cambiamento e poi votiamo gli stereotipi classici. Pigliaru, che conosco per le sue azioni, ha una visione della politica molto più ampia, non destinata alle marchette classiche dei piccoli capi bastone di ogni territorio, ma ha una visione più ampia sulla scuola, sui trasporti e della sburocratizzazione della macchina regionale, una delle cose più costose e dannose, soprattutto nei confronti delle imprese, che non ricevono risposte certe per portare avanti il loro lavoro. Pigliaru ha un’idea di Sardegna, che è quella che ti dò una cosa a prescindere, perché voglio che tutti abbiano. Una visione più pragmatica della realtà che è quello di cui necessita quest’isola. Gli altri candidati, come Ugo Cappellacci, sono tutti concentrati su se stessi, su cose specifiche, sui settori in crisi dove è facile cogliere l’amarezza e il disagio, piuttosto che esprimere la consapevolezza che sarà difficile e tutti dobbiamo rimboccarci le maniche per farcela insieme senza prenderci in giro».

Secondo lei, quali sono gli scenari che potrebbero delinearsi dal 18 febbraio?
«Mi auguro di vedere Francesco Pigliaru vincitore, perché è un politico che non prova disagio nell’andare a chiedere una mano a chi prima ha governato. Tutto ciò che di buono è stato fatto dal governo regionale precedente, va salvato e migliorato. Pigliaru ha questa forza, la dignità di uomo di rispettare tutto ciò che è stato fatto di positivo e non avrà difficoltà a dialogare con gli altri. La politica non può essere una questione di tifoserie, dove ci si lancia addosso di tutto, dimenticandosi il vero ruolo di politico che ascolta chi ha meno voce, le persone semplici come la maggior parte dei cittadini portotorresi. Credo che Pigliaru sia soprattutto un uomo capace di ascoltare tutti pur rimanendo fermo nelle sue scelte politiche, aperte e di rinnovamento».

Quali sono i settori per i quali si è battuto in 5 anni di attività politica in Regione e se sarà eletto, quali sono gli aspetti principali per i quali intende battersi?
«In questi anni ho avuto modo di rafforzare alcuni rapporti personali e questo per un politico è fondamentale. Stando all’opposizione, è stato più facile avere rapporti con tutti e se vincerà la coalizione di centro sinistra, come credo che sarà, avremo modo di incidere in maniera diretta rispetto all’amministrazione, non solo rispetto alla politica. Io mi sono occupato soprattutto della commissione industria, lavoro, turismo, portando a casa dei risultati importanti. Oggi tutti parlano di zona franca, senza specificare che tipo e mi sembra che ci sia molta confusione. Gli atti in consiglio regionale dicono che l’unica legge riconducibile a una zona franca che interviene sulla leva burocratica è la 482, legge voluta e scritta da Massimo Mulas e Gian Valerio Sanna, quella che permette alle aree portuali di trasformarsi rispetto alle aree commerciali. Il comune potrebbe prendere in considerazione questa legge in accordo con l’autorità portuale. Vorrei continuare sui ragionamenti che riguardano la revisione totale del sistema degli ammortizzatori sociali. Oggi tra cig e mobilità, siamo arrivati a circa 30mila persone che godono di questa copertura, mentre occorre intervenire su tutti i 100mila disoccupati, perché possano essere tutelati anche loro. Modificare il sistema degli appalti, come in alcuni paesi europei dove le aziende fanno dei prebandi, tutto on line, che hanno valenza di bando definitivo, per tutelare le piccole e medie imprese. Massimo Mulas ha coinvolto tutti i consiglieri del Nord –Ovest Sardegna, per garantire la continuità territoriale con l’Asinara, attraverso un finanziamento regionale di 6 milioni di euro già disponibili, che arrivano grazie al mio lavoro e a quello di altri consiglieri regionali, si attende solo che chi ha vinto la gara d’appalto attivi il servizio. Voglio continuare a ragionare sui problemi dell’industria, dell’ area commerciale, del comparto degli artigiani. L’incubatore della zona industriale, realizzato da Sviluppo Italia che poi ha fallito, era fermo da anni, con un’operazione intelligente e in silenzio, quell’incubatore è stato affidato all’Asi e ora sta funzionando e permette alle aziende in start up di lavorare. Questo è un altro risultato portato a casa».

A proposito dei risultati conseguiti per la città di Porto Torres, qual è, in sintesi, il suo programma per Porto Torres?
«Credo di aver fatto cose importanti per Porto Torres, cose impossibili no, ma solo quello che era possibile fare in un momento di crisi per tutta la Sardegna. Con una coperta corta, credo di non aver coperto di più Porto Torres piuttosto che un’altra città. La politica non funziona così, probabilmente va a mio discapito dal punto di vista elettorale, ma credo che questo alla lunga paghi, perche questo è l’unico modo per fare politica seriamente. Ho parlato della continuità territoriale con l’Asinara, , ma parlo anche dei bandi sull’Asinara che stanno partendo adesso, il recupero Ici, di cui qualcun altro si vanta, che riguarda gli immobili di proprietà della Regione. Un lavoro svolto in collaborazione con l’ufficio ragioneria del comune di Porto Torres, responsabile Franco Satta, e la Conservatoria delle Coste, con il Dott. Alessio Satta. Il progetto idrico sull’Asinara, che si realizzerà a breve. Alcuni ragionamenti che non erano sull’agenda politica, come la moneta complementare, sono stati portati avanti dalla maggioranza in regione, anche su mia proposta. Cappellacci ha investito 22 milioni di euro sul Sardex (moneta che vale un euro, con la quale si vende e si compra), che io avevo proposto e che alcuni deridevano , ma che oggi voglio istituzionalizzare, come le banche ad azionariato popolare e in quest’isola possono funzionare, perché non abbiano alcun credito riconducibile alla Sardegna. Un altro progetto che riguarda la provincia di Sassari è quello sulla possibilità di avere le cure paliative a domicilio, cioè le cure per la terapia del dolore, per accompagnare i malati terminali, da effettuarsi a casa piuttosto che in ospedale, facendo risparmiare denaro alle casse dello Stato. Molte cose si possono fare in silenzio, molto più di quelle che si possono fare urlando. Ma a Porto Torres c’è ancora tanto da fare, come l’utilizzo delle aree industriali, le aree Water front, che possono essere rese appetibili da grosse aziende, che possono lavorare perchè ci sono spazi infrastrutturali per avviare le attività. La Chimica verde, da sviluppare nelle aree produttive. Ma sono due le battaglie che voglio proseguire: la politica ambientale, complessa ma possibile, da portare avanti in sinergia con gli altri e il porto commerciale che deve essere indirizzato ad una specifica turistica».

Ci dica 3 motivi per i quali gli elettori dovrebbero votarla.
«E’ una di quelle cose che non sono capace di fare, non riesco a trovare delle motivazioni, sono cresciuto con l’idea per cui non devi convincere le persone a votarti, devi coinvolgerle in un progetto utile. Io vorrei proseguire quello che ho iniziato, indipendentemente anche dalla mia elezione. Se c’è una motivazione per cui gli elettori devono votare per Massimo Mulas è perché sono riuscito a conquistare la loro fiducia. Ho iniziato senza una grande esperienza politica e ora mi sento di non avere preso in giro gli elettori, in questi 5 anni. Vorrei sottolineare che nel mio vocabolario il No esiste, perche è un No di fiducia nei confronti delle persone che mi sostengono. Io devo rappresentare il loro investimento, e oggi possiamo mettere a reddito quell’investimento fatto all’ora. La volontà di proseguire è tanta, ma a costo di mettere a rischio i miei voti, lavorerò per l’intera Sardegna, è questa la cosa che mi spinge a chiedere, ai portotorresi e non solo, che mi venga rinnovata la fiducia».
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