Lunedì è previsto un nuovo incontro tra operai e sindacati, in cui si deciderà che cosa fare, qualora non siano sopraggiunte risposte né dalla società tedesca né dalle istituzioni. Tutte le interviste dallo stabilimento
PORTO TORRES - Quinta giornata di scioperi per i lavoratori E.On. Ieri è partita da Piandanna, Sassari, la manifestazione contro le decisioni prese dalla multinazionale tedesca nei confronti di 70 lavoratori dichiarati in esubero: l’obiettivo tenere alta l’attenzione della politica e dell’opinione pubblica sulla vertenza di Fiume Santo. Dunque, come da programma, ieri mattina si è svolta, dalle 7.30, la manifestazione con qualche problema, dovuto al rallentamento del traffico, durante il percorso da Sassari a Porto Torres. Alle 10.20 “la carovana” di auto degli operai ha raggiunto i cancelli della società tedesca, dove ad accoglierla, c’erano i colleghi dello stabilimento.
A mobilitarsi non solo i lavoratori di E.On ma anche le forze lavoro dell’indotto sui quali si ripercuote la grave crisi occupazionale (400 lavoratori dell’indotto e 260 dipendenti E.On). Per tali ragioni le segreterie sindacali (Filctem-Cgil, Flaei-Cisl, Uiltec-Uil e Cisal-Federenergia) hanno chiesto un incontro urgente con i rappresentanti istituzionali della Regione, allo scopo di costruire una comune linea di azione che trasformi in fatti le rivendicazioni degli operai e dei sindacati loro rappresentanti. Molta rabbia e preoccupazione, contro un’azienda che continua ad incrementare utili attraverso l’utilizzo degli impianti e delle risorse del territorio di Porto Torres, senza investire sulle forze lavoro e sugli impianti di depurazione dei gruppi 3 e 4, che permetterebbero di assicurare la continuità della produzione evitando il rischio che si vada avanti solo attraverso deroghe alla legislazione ambientale. Di fronte al disimpegno di E.On di proporre progettazioni valide per il territorio di Porto Torres, sarebbe opportuno, secondo i sindacati, che la società lasci spazio ad altri investitori, perché si realizzino le condizioni affinchè nuovi progetti vengano acquisiti da altri competitor.
L’obiettivo è continuare la protesta ad oltranza. Lunedì è previsto un nuovo incontro tra operai e sindacati, in cui si deciderà che cosa fare, qualora non siano sopraggiunte risposte né dalla società tedesca né dalle istituzioni. Nessuna dichiarazione alla stampa da parte della direzione della multinazionale tedesca E.On. Mercoledì 26 marzo termina la prima tornata di scioperi, a cui seguirà per legge una pausa di 10 giorni, durante i quali si deciderà per una eventuale seconda tornata di astensione dal lavoro. Il livello di tensione è altissimo, la dimostrazione è una lettera, lasciata negli spogliatoi dell’impianto da un operaio che intende fare un gesto inconsulto per il grave affronto subito: una lettera di mobilità che significa rinunciare ad ogni prospettiva di lavoro futuro e di vivere una vita dignitosa come il diritto al lavoro dovrebbe garantire.
Commenti