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A.B.
16 aprile 2016
Teatro: a Cagliari, Venere in pelliccia
La piece debutterà in prima regionale mercoledì 20 aprile, restando in cartellone fino a domenica 24, per la stagione de La Grande Prosa organizzata dal Cedac nell´ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna

CAGLIARI - Un affascinante gioco di specchi in Venere in pelliccia, di David Ives, che debutterà in prima regionale mercoledì 20 aprile, alle ore 20.30, al Teatro Massimo di Cagliari, dove resterà in cartellone fino a domenica 24 (tutti i giorni da mercoledì a sabato alle 20.30 e la domenica alle 19), per la stagione de La Grande Prosa organizzata dal Cedac nell'ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna. La mise en scène (per la prima volta in Italia) della fortunata pièce dello scrittore, sceneggiatore e drammaturgo americano (che è valsa numerosi ed importanti riconoscimenti: Tony Award, Clarence Derwent Award, Clive Barnes Award e Theatre World Award, nonché varie nominations, alla prima interprete Nina Arianda, oltre ai premi per la regia ed i costumi ed una nomination al Tony Award per la migliore opera teatrale), vede protagonisti Sabrina Impacciatore, attrice di cinema e teatro, brillante imitatrice e conduttrice televisiva (miglior interprete femminile al Festival di Annecy per “...e se domani” e Premio Flaiano come miglior attrice non protagonista per “L'ultimo bacio”, oltre a varie nominations per il David di Donatello ed il Nastro d'Argento), e Valter Malosti (eclettico attore, regista ed artista visivo, Premio Ubu e Premio dell'Associazione Nazionale dei Critici di Teatro per“Quattro Atti Profani”), che firma anche la regia dello spettacolo, prodotto da Pierfrancesco Pisani/Parmaconcerti/Teatro di Dioniso, in collaborazione con Infinito srl.
Venere in pelliccia, ispirata all'omonimo romanzo di Leopold von Sacher-Masoch, uno dei classici della letteratura erotica, descrive l'audizione di un'attrice, Wanda Jordan, decisa ad ottenere la parte della protagonista nella trasposizione teatrale dell'opera letteraria e l'incontro-scontro con il regista e drammaturgo Thomas Novachek, che acconsente per sfinimento a quel provino fuori orario salvo trovarsi poi ammaliato ed incatenato dalla performance della misteriosa, sconosciuta e sedicente artista. Un crudele e raffinato meccanismo di seduzione e di potere, in cui l'autorità indiscussa del regista e la sua capacità maieutica nel dar forma e vita ai personaggi attraverso i corpi, le voci ed i gesti degli attori cedono il passo all'incarnazione dell'eroina, magnifica e quasi diabolica creatura della fantasia nata sullo stesso palcoscenico fra proiettori e pezzi di scenografie. Se l'autore si riflette in un certo senso nel personaggio di Novachek, alla ricerca dell'attrice che possa interpretare la figura dell'algida incantatrice e dominatrice Wanda von Dunajew, questi a sua volta rappresenta un alter ego di Malosti, attore, regista e dramaturgo così come la crudele “padrona” dello sfortunato Severin (proiezione dello stesso Sacher-Masoch) conquistata la ribalta diventa regina incontrastata della situazione e impone le sue regole, da diva consumata o moderna Mistress.
Jordan, apparsa d'improvviso in teatro al termine di una faticosa ed infruttuosa giornata di provini, con il suo look volgaruccio e lo stile un po' naif, ottiene di recitare la parte della quasi omonima dama fulcro del romanzo e del dramma davanti al regista, con la remota speranza di venir scritturata. Un episodio apparentemente patetico ed un po' triste, l'impresa di una sorta di mitomane, con effetti grotteschi, si trasforma a poco a poco nella magia del teatro e l'improbabile attricetta diventa sotto gli occhi di Novachek/Malosti e degli spettatori inequivocabilmente la splendida ed irraggiungibile von Dunajew. La divina, enigmatica creatura, proiezione dei desideri segreti ed inconfessabili, delle intime fantasie dello scrittore austriaco, o quanto meno del suo personaggio, si materializza sulla scena e l'atmosfera si riempie di pathos, mentre lo stesso regista, soggiogato, ripete le battute con cui Severin, nella sua ricerca del piacere attraverso il dolore e l'estasi, sull'eco di un indelebile ricordo d'infanzia, si consacra interamente a colei.
Nella foto (di Fabio Lovino): Valter Malosti e Sabrina Impacciatore
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