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Red
31 maggio 2012
"Cadaver exquisit" al mercato ortofrutticolo
Mostra di disegni artistici che i bambini e le bambine della scuola Sacro Cuore, con la partecipazione anche di alcune classi appartenenti agli altri due Circoli Didattici di Alghero

ALGHERO - Cadaver exquisit. Questo il titolo della mostra di disegni artistici che i bambini e le bambine della scuola Sacro Cuore, con la partecipazione anche di alcune classi appartenenti agli altri due Circoli Didattici di Alghero, presenteranno alla città venerdì 1 e sabato 2 in un allestimento realizzato all’interno del mercato civico ortofrutticolo. La mostra rappresenta il momento conclusivo e di socializzazione con l’intera città di un progetto che i bambini e le insegnanti delle scuole di Alghero, insieme all’Obra Cultural de l’Alguer, hanno realizzato nel corso dell’anno scolastico. Si è trattato di un percorso finalizzato alla scoperta reciproca tra i bambini delle due comunità “sorelle” e alla costruzione di una relazione attraverso la condivisione di esperienze significative sul piano affettivo ed educativo.
Il progetto ha così utilizzato i linguaggi artistici delle arti visive e della musica per creare un ponte tra i bambini di Alghero e quelli di Olesa de Bonasvalls, consentendo loro contemporaneamente di scoprire ed esplorare il patrimonio storico e linguistico comune. Cadaver exquisit verrà presentata con due allestimenti diversi, di circa 100 elaborati ciascuno, uno costituito dai disegni che sono arrivati da Olesa ad Alghero e un altro realizzata con quelli che invece da Alghero sono partiti. Non una mostra itinerante quindi ma una mostra doppia, bidirezionale, sempre diversa, metafora della relazione umana - nello specifico quella tra Alghero e la Catalogna - che ha necessità non solo di celebrazioni e di ricordi ma soprattutto di nuova e dinamica linfa vitale. Per questo ha un valore speciale partire dai bambini.
Il Processo. Davanti ad ognuno dei bambini, Alghero da una parte e Olesa dall’altra, solo delle brevi e insignificanti tracce lasciate sulla carta da disegno dalla matita di un altro bambino, sconosciuto, mai visto, abitante dell’altra parte del mare, di una terra con una storia sorella e una lingua madre comune. È la relazione storica e linguistica che unisce Alghero con la Catalogna. Pochi segni quindi, tracciati sulla metà di un foglio da disegno arrivato dentro un pacco, per posta. Ora la maestra lo consegna allo sguardo dei bambini, affida un disegno ad ognuno di loro. I bambini guardano quella metà del foglio e quei “resti” muti, dai quali sembra non passare niente oltre il bavaglio. Segni annegati sulla carta, immersi solo nel caos e nell’informe, segni che i bambini guardano inizialmente con sbigottimento e tenerezza insieme. Poi chiudono gli occhi e arriva la musica; la stessa musica che ha accompagnato la mano del bambino catalano che quei resti li ha depositati. Ora, con la musica di sottofondo, quei segni sul foglio pian piano non sono più immobili e morti; non sono più solo passaggi distratti di matita e di colore. La musica rompe le sbarre, sfonda l’ostacolo. Ora quei resti sono vivi, parlano, raccontano. La musica fa uscire dalla nebbia, e chiarisce che quei segni non sono stati abbandonati, tracciati a caso. Sono doni, che invitano alla partecipazione, all’aggiunta, alla tessitura. Adesso, accompagnati da una stessa musica che viaggia da una sponda all’altra del Mediterraneo, 200 bambini raccolgono l’anima e la forza immaginifica di quelle tracce e proseguono il disegno, creando infine un elaborato che è il risultato di una relazione scoperta e ritrovata. È una nuova relazione potente quella che è nata, perché è scaturita dall’indicativo presente della vita di questi bambini, non solo dalle pagine di un libro di storia. Ed è ora in grado di dare più significato anche ad una lingua che molti di loro conoscono senza però essere riusciti ancora a farla diventare tassello della propria identità. Sono circa 100 gli elaborati artistici realizzati cooperativamente dai bambini di Alghero con quelli catalani e altrettanti ne saranno presentati ad Olesa de Bonasvalls.
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