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Porto Torres 24notizieportotorresPoliticaRegione › «Chimica verde utile solo alle banche»
Red 31 maggio 2013
«Chimica verde utile solo alle banche»
Così il Consigliere regionale sardista Efisio Planetta, in sede di audizione della V Commissione Agricoltura del Consiglio regionale sul Progetto Chimica verde di Porto Torres


PORTO TORRES - «La regione Sardegna deve verificare se l'intera operazione denominata "chimica verde" non miri a procurare un tangibile vantaggio alla società Novamont, presumibilmente al fine di rimborsare le banche nascoste dietro la società MATER-BI Spa e, nel caso dell'Eni, a riprendersi i soldi sborsati per l'acquisto di quel 20-25 per cento delle azioni Novamont». Questo l’invito rivolto dal Consigliere regionale sardista Efisio Planetta, in sede di audizione della V Commissione Agricoltura del Consiglio regionale sul Progetto Chimica verde di Porto Torres.

Planetta, che sul tema aveva presentato già diverse interrogazioni ed interpellanze, ha voluto appurare, alla presenza del Dott. Marco Versari, Strategic Marketing Managerdella Novamont S.p.a., se rispondesse al vero che «la Novamont sia posseduta nella sua totalità da una società denominata MATER-BI Spa le cui azioni sono nella quasi totalità di banche italiane con in testa Intesa San Paolo e Unicredit, mentre partecipazioni marginali sarebbero di proprietà della Dr.ssa Catia Bastioli, la ricercatrice dipendente Novamont che rilevò l'azienda dalla Montedison e per la quale lo statuto prevede una carica di direttore generale a vita».

Per il Consigliere sardista si tratta insomma, di «andare a fondo sulle reali motivazioni che hanno determinato la joint-venture Eni-Novamont attraverso la costituzione solo per Porto Torres della società Matrica poiché – prosegue Planetta – tale assetto societario confermerebbe le voci che volevano la Novamont sul punto di portare i libri contabili in tribunale ad inizio 2010, perché di fatto commissariata dalle banche creditrici». A conferma Planetta aggiunge che «non a caso, le materie prime non sono acquistate da Novamont, come accade in ogni società operativa di qualsiasi gruppo industriale, ma dalla MATER-BI Spa, che in questo modo controllerebbe attentamente i flussi finanziari e soprattutto eviterebbe intermediazioni a monte spesso utilizzate da grosse aziende per portare capitali all'estero».

Ma Planetta si spinge oltre: «Novamont, nel cui capitale l'Eni è presente con una quota del 20 o 25 per cento probabilmente tirata dentro dalle banche per avere maggiori garanzie, possiede i brevetti, le tecnologie e know out mentre la società Matrica, la joint-venture Eni-Novamont che è stata costituita solo per Porto Torres, non possiede assolutamente niente». Questa l’ulteriore prova, secondo Planetta, “giacché per il Codice civile ogni società ha bilancio e sistema contabile indipendente, e perciò Matrica dovrebbe pagare alla società madre Novamont i diritti sui brevetti, sui progetti e sulle tecnologie, compreso il progetto e la gestione degli impianti del sistema di sicurezza antincendio dello stabilimento, nonché eventuali consulenze del suo management e dei suoi tecnici ecc.”. Da qui la domanda finale del Consigliere sardista: «La Chimica verde serve soprattutto a rimborsare le banche nascoste dietro la società MATER-BI Spa e, nel caso dell'Eni, a recuperare gli investimenti in denaro versati per l'acquisto di quel 20-25 per cento delle azioni Novamont?»

Foto d'archivio
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19/11/2025
Abbiamo più volte spiegato con chiarezza che per difendere la Sardegna dagli effetti negativi dell’autonomia differenziata bisogna attivare e modernizzare le norme di attuazione dello Statuto speciale, l’unico strumento in grado di rendere realmente operativo il principio di insularità inserito in Costituzione e di colmare il gap che la nostra Regione paga da decenni



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