Lo sostiene il segretario regionale della Filt Cgil Arnaldo Boeddu che è convinto che le cause di tale disagio siano da attribuirsi alla Regione Sardegna
SASSARI - Diverse aziende sarde di trasporto pubblico (Arst, Atp Sassari, Aspo Olbia, Atp Nuoro, Ctm Cagliari) e privato, sembra stiano attraversando un periodo di difficoltà finanziaria. Il segretario regionale della Filt Cgil Arnaldo Boeddu è convinto che le cause di tale disagio siano da attribuirsi alla Regione Sardegna che «da parecchi mesi non corrisponde alle aziende le risorse necessarie per far viaggiare i bus, i treni (quelli a scartamento ridotto) i tram e le metro-tranvie, sebbene esista una normativa regionale che prevede il pagamento anticipato del trimestre delle risorse in conto esercizio, ovvero quelle indispensabili per garantire il servizio».
«Le varie aziende pubbliche- continua Boeddu- sono così costrette ad indebitarsi con le banche, mentre i lavoratori di settore a sacrificarsi per salvaguardare e mettere in sicurezza tutte le aziende di TPL pubbliche». A dimostranza di quanto appena dichiarato, il segretario della Flit Cgil rende nota la situazione finanziaria della più grande azienda di TPL sarda, Arst Spa “Azienda Regionale Sarda Trasporti”, la quale sembrerebbe indebitata di 26 milioni di euro, per ritardo pagamento di Irpef – Irap, Contributi Previdenziali e fornitori, nonostante l’utile di 120.000,00 euro a chiusura 2012.
«Oltre il 45% delle aziende di Tpl della penisola vivono in forte sofferenza - precisa poi Boeddu - tanto da lasciare, in alcuni casi, il 50% degli autobus in rimessa garantendo di conseguenza la metà del servizio ritenuto indispensabile». Per tutte queste ragioni e i disagi derivanti, il Segretario della Filt Cgil Arnaldo Boeddu si rivolge così all’Assessorato Regionale dei Trasporti chiedendo di «attivarsi immediatamente per trasferire entro pochi giorni alla Azienda Regionale Sarda Trasporti almeno 30 milioni, importo indispensabile per far fronte ai debiti più urgenti quali quelli che vantano le aziende fornitrici di carburanti, e servizi e per pagare gli stipendi ai dipendenti; ma anche perché la situazione venga “normalizzata” al più presto in maniera da evitare di far pagare ai cittadini sardi oneri impropri ed esterni alla gestione di qualsiasi azienda».
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