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Cor 9:19
La lettera: sanità algherese allo sfascio
Questa l´amara constatazione di un cittadino algherese, Paolo Casu, che si sente impotente di fronte a tanto scadimento. La lettera aperta integrale


Hanno finito il ricettario. Già, i dottori della Guardia medica, oggi 28 dicembre 2025 alle 12 e 15, hanno finito il blocchetto e non fanno più ricette. Faccio l’insegnante da anni. Ormai a mezza età ho solcato una vita modesta, senza grandi traguardi, comune. Tanti lavori prima, umili e meno umili, con più o meno responsabilità fino ad occuparmi di formazione e quindi ad insegnare nella scuola pubblica. Una persona qualunque insomma, di media cultura e reddito medio (medio-basso, direi). Una persona che vota e che da tempo ha esaurito gli orifizi da turarsi. Una persona che legge un giornale al giorno e le notizie del territorio: litania senza tempo. Profluvio di parole senza soluzione di continuità. Argomento preferito, perché sensibile all’orecchio del popolo, la sanità.

E sulla sanità, in Sardegna e nel piccolo dell’algherese, si spara alzo zero, verso il vuoto. E sul vuoto le parti duellano, incuranti e incoscienti (?) di aver varcato la soglia del ridicolo da tempo. E non chissà per quale motivo, politico, tecnico, burocratico, no. Per la semplicissima disarmante ragione che il termine del contendere è venuto a mancare. Di esso resta il bacino di voti e di denari, ossicino che va spolpandosi di anno in anno sbranato da piccoli consiglieri, comunali e/o regionali, dal passato più o meno glorioso, più o meno affannati dalla corsa, e da burocrati-gestori, manine della politica di piccolo, miserrimo cabotaggio, con le unghie fresche di manicure e le sopracciglia ordinatissime, che distribuiscono appalti con il Cencelli sulla sinistra e il Codice sulla destra. Il gioco delle tre carte. Cari, il Re non è solo nudo, ma nudo lo hanno sepolto. La sanità algherese non esiste, semplicemente non è, non vi è più. E vi basterebbe sedervi a un bar in silenzio (sì, il silenzio non è affare che vi appartiene purtroppo, avreste altrimenti meno da dire e più da intendere…) per ascoltare e prendere nota del cessato servizio raccontato da chi quotidianamente, privato di bile, vi ha a che fare. Ognuno di noi, gente comune che non ha santi e nemmeno beati in paradiso, e non ne vuole (sì - informazione gratis - esiste una parte dell’elettorato dignitosa, anche se silente), ha ormai un denso catalogo personale aggiornato al minuto di esperienze dirette in merito, non opinabili. Esperienze talvolta drammatiche che con il tempo hanno perso il gusto del surreale, per restare grottesche.

Quello che chiamate ospedale e che vorreste “milionariamente” rifinanziato, riportato ad un fulgore in realtà mai esistito, perché da sempre fondamentalmente sversatoio di soldi e fonte di voto di scambio, e quindi ben lontano per la sua stessa essenza da qualsivoglia spirito di minima efficienza, è ormai una scatola vuota da cui il famoso gatto di Schrödinger è ormai evaso, aspettando che qualcuno ne decidesse la sorte. Una insegna che rallenta il cittadino bisognoso del servizio salute nel suo crocevia, troppo spesso abbastanza da farcelo crepare. Una presa in giro dove i parenti, gli affetti, i cari perdono giorni, speranza e spesso vita. Radetelo al suolo e piantate lì un albero per ogni parola che lì avete buttato con cinismo. E dirottate quei soldi in un poliambulatorio decente, dove chi vi lavora possa lavorare con dignità, in un treno (treno, presente i treni?) e nell’ammodernamento delle strutture sanitarie di Sassari. Perché in giro ci sono dei cittadini, forse non così pochi, che non vogliono necessariamente ospedali, vogliono essere semplicemente curati. Qualcuno, quarant’anni fa, disse che la politica è per prima cosa “sangue e merda”. Sono sicuro che non avete colto che parlava di politica (politica, presente la politica?).
Commenti
8:09
Alberto Bamonti, Noi Riformiamo Alghero: cresce la preoccupazione per il futuro dei diritti dei sardi alla luce della sentenza della Corte Costituzionale



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