M. P.
24 giugno 2014
Porto Torres sembra attraversare una fase di transizione vitale per il futuro di una città che ha voglia di fare dei passi avanti verso un’industria veramente sostenibile, in grado di superare il problema delle costanti crisi petrolifere
PORTO TORRES - Porto Torres sembra attraversare una fase di transizione vitale per il futuro di una città che ha voglia di fare dei passi avanti verso un’industria veramente sostenibile, in grado di superare il problema delle costanti crisi petrolifere. Ora si investe sulle bioplastiche per rilanciare il territorio. L’impulso ci arriva dall’Unione Europea con il programma Horizon 2020, che ha infatti deciso di investire in quella che viene chiamata la bio-economia, un’economia in cui si integrano in modo sostenibile alimentazione, energia e prodotti chimici. E la città di Porto Torres sembra aver seguito l’esempio, superando il “vecchio” modo di fare industria attraverso la constatazione che gli idrocarburi sono ovunque, e non solo nei carburanti, impiegati per produrre soprattutto materiali plastici che servono per moltissimi oggetti e utensili.
Inoltre le risorse dei combustibili fossili si stanno esaurendo e il loro costo, in termini di danno ambientale, è molto più elevato. Largo dunque ai combustibili alternativi e ai materiali più eco-sostenibili, che ci permettono di realizzare prodotti che fino a pochi anni fa’ sembravano impensabili, e a costi contenuti. «E’ la chimica verde, che permette di ottenere una nuova bio-plastica dalle piante e non più dal petrolio, e così che sono stati destinati parte degli investimenti nelle bioplastiche, con una serie di impianti in grado di utilizzare le biomasse per produrre bioplastica», questo è quanto affermano Daniele Ferrari, amministratore delegato di Versalis e presidente di Novamont, e l’ad di Matrìca Catia Bastioli che non hanno nascosto la propria soddisfazione in occasione dell'inaugurazione dei primi due impianti Matrìca realizzati all'interno del polo industriale di Porto Torres, il 16 giugno scorso. Un accordo tra governo, amministrazioni locali, sindacati e le aziende Novamont ed Eni Versalis nel 2011, ha dato l’avvio a una bioraffineria, una struttura a più impianti che produrre plastica, lubrificanti, additivi per gomme e anche cosmetici, a partire da una pianta: il cardo.
Lo stesso Ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti, in occasione della cerimonia di inaugurazione di Matrìca, si era detto convinto che l’Italia ha molto da insegnare sulla produzione di bio-prodotti complessi. Una campagna su cui puntare sono gli shopper biodegradabili in bioplastica, che derivano da materie prime vegetali rinnovabili e sono realizzati principalmente con amido di mais (Mater Bi), grano o altri cereali. Questo genere di sacchetti oltre ad essere biodegradabili sono anche compostabili in accordo con la Norma Europea En 13432 attualmente in vigore. Siamo ancora agli inizi e il processo appare lento e graduale: il progetto iniziale prevedeva anche la bonifica della vecchia raffineria di petrolio che ad oggi deve ancora partire.
Nel frattempo sono iniziate le coltivazioni sperimentali di cardo, pianta spontanea della macchia mediterranea, per rifornire gli impianti e si attende che a breve l’azienda Novamont dia l’avvio ad altre colture. In questi nuovi impianti verrà realizzato anche l’acido pelargonico, che pare essere l’unico erbicida naturale ad ampio spettro. Impianti chimici che utilizzano gli scarti agricoli del territorio per produrre sostanze che fino ad’ora avevano dei costi ambientali e per la salute umana molto alti. Il tutto nella prospettiva dell’ innovazione e della creazione di posti di lavoro, tema quest’ultimo particolarmente caro alla città.
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