Successo dell´incontro sulla musica e cultura indiana presso il Museo del Porto. Il turritano Remo Scano ha presentato la conferenza “Libertà e struttura – L’improvvisazione nella musica indiana”
PORTO TORRES - La conferenza, presto trasformatasi in un dialogo aperto e libero con la sala gremita, nasce dall’esperienza di Remo Scano, trentadue anni di cui sei appena passati in India dedicandosi allo studio e alla pratica del sitar, strumento tradizionale della musica indiana settentrionale. Il suo percorso parte da Roma, dove frequenta l’università e si avvicina agli strumenti della musica indiana, e dopo l’esperienza presso il Conservatorio di Vicenza decide di immergersi nella pratica musicale partendo per l’India e arrivando a Benares (o Varanasi).
Qui studia secondo il metodo tradizionale affiancato da Pandit Amar Nath Mishra e allo stesso tempo segue un percorso accademico alla Benares Hindu University, due metodi da lui stesso definiti completamente contrapposti: uno senza tempo, secondo esperienza e pratica tramandate da un maestro ad un discepolo che deve conquistare la sua fiducia attraverso una forma quasi naturale di apprendimento; l’altro metodo, quello universitario, regolato invece da ritmi distanti dalla tradizione, scandito da regole certe e convenzionali, ma visto come un’importazione occidentale che denatura la pratica musicale tradizionale.
Il racconto fatto da Remo Scano spazia in maniera libera tra la storia e le modalità di esecuzione della musica tradizionale in India, nata prima nei templi e poi come musica da camera per le corti, i regnanti e musicisti, e alcune spiegazioni teoriche sui generi e gli strumenti musicali. La seconda metà della conferenza si concentra sui rudimenti del ciclo ritmico, della composizione e dell’improvvisazione, dettata da alcune regole e ripetizioni. Questo momento è stato accompagnato da dimostrazioni pratiche, con improvvisazioni di Remo Scano al sitar e del sassarese Antonio Branca alla tabla.
Nell’atmosfera confidenziale creatasi, Scano racconta delle difficoltà incontrate in India per avvicinarsi alla pratica musicale, al suo Maestro e allo strumento che richiede tantissima pratica, sottolineando come intraprendere il suo percorso da occidentale sia stato difficile per via delle reciproche diffidenze culturali.
Parla infine di un suo sogno: riuscire a promuovere un festival organizzato all’isola dell’Asinara dove le pratiche meditative dello yoga e dell’ improvvisazione musicale si intreccino con seminari dedicati ai mestieri tradizionali del mediterraneo. Intanto si porta sulla buona strada: ha aperto il blog www.tidibits.com dove fornisce in maniera gratuita informazioni sulla Musica Indiana, dalle traduzioni di alcuni testi sull’argomento, alle schede degli strumenti tradizionali, fino al Dizionario della musica classica indiana che conta piu’ di trecento termini.
Commenti