M. P.
24 marzo 2015
Il candidato sindaco di Ap, Massimo Mulas, propone una consultazione referendaria per orientare gli sforzi verso un nuovo sviluppo del porto industriale
PORTO TORRES - «Credo che il tempo delle chiacchiere sia finito, e per questo ritengo che tutta la città debba esprimersi e orientare gli sforzi per un nuovo sviluppo in maniera netta e spedita, e penso lo possa fare anche attraverso una formula di consultazione referendaria popolare che la politica cittadina deve avere il coraggio di promuovere e le amministrazioni future dovranno rispettare, difendere e perseguire». Così il candidato sindaco di Autonomia popolare, Massimo Mulas, in seguito all’importante workshop sul Gas Naturale Liquido promosso dal Consorzio industriale provinciale di Sassari, che ha delineato un’alternativa energetica in grado di rideterminare il sistema di approvvigionamento in scala regionale attraverso la realizzazione di un deposito a Porto Torres.
Secondo Mulas le caratteristiche strutturali del porto turritano rispondono appieno alle specificità del progetto sul metano liquido, ma è altrettanto vero che caratterizzare in maniera così specifica le aree portuali potrebbe precludere altri sistemi economico-produttivi altrettanto validi, nonché capaci di conferire una valida sostenibilità nel tempo e autonomia al tessuto produttivo locale rispetto a variabili esterne che sappiamo, la storia ha insegnato, quanto siano difficilmente governabili. «Credo che tutte le rappresentanze cittadine non solo quelle politiche, ma sociali e culturali debbano divenire attori principali di questo ragionamento – sostiene Mulas – per evitare che si ripetano le scelte sbagliate del passato, per le quali oggi paghiamo danni impossibili da quantificare».
Resta ancora aperto il discorso sulla Zona Economica Speciale, che offre scenari diversi, orientati ad uno sviluppo commerciale delle aree portuali che potrebbero diventare scali nevralgici per il traffico container di eccezionale rilevanza nel Mediterraneo. Anche le aree adiacenti alle banchine rappresentano, secondo l’ex consigliere regionale, degli spazi idonei ad ospitare i processi produttivi a valle nella filiera agroalimentare che, oggi più che in passato, riceve particolari attenzioni. «Determinare le sorti della nostra comunità, stretta dalla morsa della crisi e della disoccupazione, sarà un compito difficile ed ingrato ma credo, allo stesso tempo, possa rappresentare un’opportunità per ripartire da zero», conclude Mulas.
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